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La memoria…nell’acqua

Se c’è un oggetto che meglio degli altri rappresenta la memoria, questo è una fotografia.

Memoria individuale o memoria collettiva, il tempo congelato in quel rettangolo mette in moto la nostra macchina del tempo.

La storia della fotografia è, dal punto di vista del processo tradizionale usato fino a oggi (dunque non digitale), una storia umida, molto umida. La pellicola prima, e la copia stampata poi, vengono ripetutamente immerse in liquidi diversi che ne rivelano e ne fissano l’immagine già presente ma latente, scritta dalla luce nei sali d’argento. Questa alchimia finisce con la fotografia che si fa un bel bagno lavandosi nell’acqua.

Ho sempre visto scorrere via quell’acqua con un senso di soddisfazione e liberazione, identificando questo momento con la fine di una faticosa e spesso notturna seduta di camera oscura, trascorsa tra la rabbia perfezionistica e l’ansia di un nuovo lavoro che prende corpo.

Ho sentito parlare di memoria dell’acqua, ho provato a capire meglio e oggi, quando vedo sparire il vortice liquido che ha lavato le mie foto, non posso fare a meno di pensare che forse, lì disciolti, sto buttando via anche un po’ dei miei ricordi.


Per una volta

….e così questa volta, per una volta, ho deciso di 
ribaltare l’abitudine, la logica. Ho deciso di celebrare
lei, quell’acqua sempre Cenerentola, col migliore degli
abiti in questo "castello" del paese di Sub Rosa.
Lei sarà la protagonista, la primadonna esposta e
ammirata. E a casa, questa volta, le fotografie.

Leonello Bertolucci


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