|
"Non ti potrà salvare ciò che
scrissero /
coloro che la tua paura implora".
Borges
La cultura è quell'immenso
lavorio che distilla dalle esperienze vissute i loro significati e,
attribuendo a questi strutture via via differenti riesce a trasmetterli
mediante quel fenomeno che
prende nome di tradizione.
L'algebra della cultura risiede nelle forme simboliche che l'uomo, in
quanto animal symbolicum,
intesse nel suo perpetuo
dialogo col mondo, tanto che si potrebbe dire che la realtà fisica,
naturale, retrocede all'avanzare dell'attività simbolica dell'uomo.
Se tutto ciò è vero allora anche le paure interne ad una cultura sono
il risultato di una selezione e di una astrazione da esperienze,
operazioni sempre allestite e agite da quei poteri che dispongono di un
ordine di discorso e quindi di una voce, quali possono essere ad
esempio la medicina (con il fenomeno delle infezioni), la religione
(col peccato), la politica (con l'identificazione dei nemici
ideologici).
Quando però questa selezione non risponde al bisogno reale
che esprime una società di difendersi da alcune minacce, interne o
esterne, allora la paura prende la forma dell'interdizione reificata,
del tabù, fenomeno che implica un'obbedienza passiva e gravida di
pericolosissimi pregiudizi.
Come spiega benissimo Cassirer "ciò che
regna nel sistema del tabù è la paura, e la paura sa solo proibire, non
guidare; [ ... ] quanto più il sistema dei tabù si sviluppa, tanto più
esso minaccia di congelare la vita dell'uomo in una completa
passività". [E. Cassirerl]
|