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11. Paura ed educazione

La personalità non ha nulla che vedere con l'intelligenza.
Come infatti insegna Kurt Schneìder, esponente della psichiatria più colta e sensibile, all'area tematica della personalità appartengono le funzioni istintive, quelle emozionali e quelle volitive, ma da essa vanno escluse senz'altro quelle cognitive (dell'intelligenza appunto).
A dimostrazione di quanto detto basti qui ricordare come le esperienze psicopatologiche non sono mai segnate da disturbi dell'intelligenza, la personalità si fa "malata" quando le funzioni di cui è intessuta si autonomizzano l'una dall'altra.
Questo discorso apre la scena dell'educazione e del suo compito più alto e proprio, ossia sviluppare l'acustica dell'anima, impegnandosi nell'ascolto delle emozioni, delle passioni, senza cadere nel terribile errore di pensare che l'educazione si esaurisca sul piano della razionalità e quindi della trasmissione dei saperi tecnici.
L'educatore più che trasmettere ad altri conoscenze deve, prima di tutto, farsi capace di trasmettere a sé la comprensione della persona che ha in affidamento.
Quando si evade dal piano fondamentale dell'educazione e si scommette solo sulla costruzione sociale dei ruoli professionali, a quel punto le personalità in formazione diventano friabili, incredibilmente vulnerabili e con ciò indifesi recipienti per ogni tipo di paura, la quale non può mai essere vinta sul solo piano razionale.


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