Le morali non sono
altro che
strategie di sopravvivenza e una volta che hanno perduto questo
significato, per cristallizzarsi in imposizioni astratte, hanno vita
breve; nessuna regola infatti è assoluta - sebbene sia sempre
necessario avere delle regole per agire.
D'altra parte distruggere le
regole vigenti va bene solo se si ha la forza per istituirne altre, più
adeguate alle difficoltà cui si deve fare fronte.
Dotarsi di un'etica significa allora, semplicemente, comportarsi
secondo quello stile che meglio ci aiuta a prendere
posizione nei confronti delle prove che ci riserba la sorte. Rendersi
abili nel reggere le intemperie della vita al solo scopo di esser più
felici o, quantomeno, per vivere al meglio i giorni che ci restano.
Certo, tutto ciò non è facile, darsi un'etica richiede una tempra
robusta, ma è pur vero, come scriveva Aristotele, che la virtù
presuppone l'abitudine ci si abitua ad essere coraggiosi, forti,
temperanti, sebbene un poco per volta, giorno per giorno, è in altre
parole questione di esercizio.
Coloro che sono più fortunati trovano sul loro cammino delle figure
esemplari in grado di mostrare uno stile nuovo e migliore di stare al
mondo, dei maestri in altre parole.
Ma come si riconosce un vero
maestro?
Chi è davvero il maestro, l'uomo riuscito?
Magister
è anzitutto il più forte, è colui che esprime una potenza superiore a
chi gli sta di fronte; non è solo colui che sa di più, questo conta
meno; la potenza in parola è questione di forma, di stile. Il maestro è
anzitutto colui che sa dare Forma alla puntuazione di forza che è; in
altre parole il maestro è colui che sa essere Legge a se stesso, senza
con ciò dimenticare il suo limite - se non ne fosse consapevole non
riuscirebbe mai a darsi una forma.
Ma quella del maestro non è una
potenza che distrugge, essa piuttosto ha lo stile di una potenza che
libera: il maestro mi eleva e mi libera, mi svincola da leggi esterne
per rendermi legge a me stesso, il maestro infatti non ha bisogno di
servi che lo riconoscano: egli è signore di sé e
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