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Nella Melancolia di Dürer è
raffigurato un angelo seduto, con il viso posato nella mano sinistra,
intento a ricercare con gli occhi della mente le perfette idee
platoniche delle quali ha avuto in passato visione, mentre al presente
ne ha soltanto ricordo e, appunto, malinconia.
Intorno all'angelo,
abbandonati, riposano gli strumenti coi quali egli ha tentato invano di
ricostruire, non solo in figure geometriche, le idee originarie.
Della
verità perfetta è rimasta traccia solo nella memoria e l'angelo ha
saputo, infine, appartarsi senza cedere all'inarrestabilità
dell'impiegare, il vero potere che gli strumenti tecnici schiudono, una
tentazione che in fondo è rimasta sconosciuta a tutto l'umanesimo del
XVI secolo.
Nel nuovo millennio, invece, non vi è più alcun indugio, è la tecnica
(con la scienza) a farsi orizzonte di comprensione del mondo,
predisponendo ogni campo dell'esperienza e identificando l'esattezza
del comprendere con la capacità di dominare.
In quest'epoca anche le
paure (diversamente da altre epoche, nelle quali vigeva un significato
religioso della vita) scaturiscono dalla tecnica e nella scena
dischiusa dalla tecnica ricerchiamo la nostra salvezza.
Il dolore viene
compreso interamente in questo ordine di senso e lo stesso destino
spetta alla cura dell'uomo - come mostra tutta la medicina
contemporanea.
Con questo modo di abitare il mondo non solo si è
smarrita la capacità dì sostenere lo sguardo sull'ignoto ma si è nel
contempo istituita una nuova fede, o credenza, verso il potere
illimitato della tecnica, in virtù della quale si crede di poter
dominare ogni aspetto della vita, relegando ogni sofferenza ad un sordo
rumore di fondo.
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