La gioventù non conosce mai la
paura.
Se è fortunata può al più averne esperienza, ma ne perde ogni
volta il significato - ecco perché i giovani difficilmente ricordano,
la memoria non è infatti un forziere muto che attende di essere
riempito, il ricordo è un'impronta: per questo la forma più riuscita
della gioventù è una vita che senza lasciare tracce rimane tuttavia
indimenticata.
Ma qual è la paura più grande che si disegna nell'anima di chi è
giovane?
Nella gioventù il mostro più temuto è l'irreversibilità.
Scoprire che una cosa non tornerà "mai più": è questo che fa terrore -
un'esperienza che investe pienamente anche gli atti della volontà, come
la scelta.
Scegliere e non poter più tornare indietro, una volta per
tutte.
Se una de-cisione, una cesura, può venire ancora ricucita,
allora non è autentica scelta.
Scegliere è rischiare il naufragio,
portarsi all'altezza di questo naufragio è uscire dalla gioventù, ossia
dalla bellezza, per accedere alla terribile soglia della libertà.
Forse
la gioventù, che non è certo un'età ma piuttosto una forma della
temporalità, ha presagio di questo abisso e per questo indugia,
incantata, nella bellezza, la quale (scriveva Rilke) altro non è che il
tremendo al suo inizio.
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