|
"Paura è l'aspettativa di un male".
Aristotele
Da dove nasce il Male? Non lo
sappiamo con certezza. Indubbio è che la paura, in quanto aspettativa
di un male a venire, di esso ci fornisce
sempre un'immagine, un profilo - ancorché opaco -, un fantasma.
In questo modo, a ben guardare, la paura dà per risolta la domanda
posta
all'inizio, il male c'è perché si avvicina, lo si percepisce, se ne ha
sentore.
Ma come si fa a sapere che quello di cui si ha presagio è
proprio il
male?
Dove è stata costruita la natura di questo male che si avvicina e
ci
minaccia?
Quando mai ci siamo interrogati, radicalmente, al punto da
incendiare
il pensiero e fermare il respiro, sulla vera identità del male, sul suo
essere
e su ciò che realmente è male per noi.
Se il male è
tale perché in contrapposizione al bene allora la domanda è: cos'è
Bene?
Ecco la
vendetta della filosofia.
Non basta infatti attingere allo sterminato archivio di quest'ultima
per reperire la risposta, il male è una faccenda che
riguarda tutti i mortali, non solo pochi di essi, per questo essa
attende da
ciascuno una risposta e quindi una capacità di indagare.
Ma ancora una
interrogazione emerge con forza: è la paura a costruire il male oppure
è il male a suscitare
la paura?
Come di fronte ad uno specchio, in cui da una parte vi è la
realtà e dall'altra solo la sua immagine riflessa, l'alternativa tra
male e
paura ci obbliga a pensare da quale parte risieda l'illusione ...
sebbene
rimanga ancora da scoprire chi ha deciso che proprio l'immagine
riflessa, quella
ultrafisica (metafisica), non sia il reale, forse addirittura più alta
del reale,
ultrareale appunto.
|