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2. Paura e male

"Paura è l'aspettativa di un male".
Aristotele

Da dove nasce il Male? Non lo sappiamo con certezza. Indubbio è che la paura, in quanto aspettativa di un male a venire, di esso ci fornisce sempre un'immagine, un profilo - ancorché opaco -, un fantasma.
In questo modo, a ben guardare, la paura dà per risolta la domanda posta all'inizio, il male c'è perché si avvicina, lo si percepisce, se ne ha sentore.
Ma come si fa a sapere che quello di cui si ha presagio è proprio il male?
Dove è stata costruita la natura di questo male che si avvicina e ci minaccia?
Quando mai ci siamo interrogati, radicalmente, al punto da incendiare il pensiero e fermare il respiro, sulla vera identità del male, sul suo essere e su ciò che realmente è male per noi.
Se il male è tale perché in contrapposizione al bene allora la domanda è: cos'è Bene?
Ecco la vendetta della filosofia.
Non basta infatti attingere allo sterminato archivio di quest'ultima per reperire la risposta, il male è una faccenda che riguarda tutti i mortali, non solo pochi di essi, per questo essa attende da ciascuno una risposta e quindi una capacità di indagare.
Ma ancora una interrogazione emerge con forza: è la paura a costruire il male oppure è il male a suscitare la paura?
Come di fronte ad uno specchio, in cui da una parte vi è la realtà e dall'altra solo la sua immagine riflessa, l'alternativa tra male e paura ci obbliga a pensare da quale parte risieda l'illusione ... sebbene rimanga ancora da scoprire chi ha deciso che proprio l'immagine riflessa, quella ultrafisica (metafisica), non sia il reale, forse addirittura più alta del reale,
ultrareale appunto.


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