Durer Melancolia

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7. Paura e tecnica

Nella Melancolia di Dürer è raffigurato un angelo seduto, con il viso posato nella mano sinistra, intento a ricercare con gli occhi della mente le perfette idee platoniche delle quali ha avuto in passato visione, mentre al presente ne ha soltanto ricordo e, appunto, malinconia.
Intorno all'angelo, abbandonati, riposano gli strumenti coi quali egli ha tentato invano di ricostruire, non solo in figure geometriche, le idee originarie.
Della verità perfetta è rimasta traccia solo nella memoria e l'angelo ha saputo, infine, appartarsi senza cedere all'inarrestabilità dell'impiegare, il vero potere che gli strumenti tecnici schiudono, una tentazione che in fondo è rimasta sconosciuta a tutto l'umanesimo del XVI secolo.
Nel nuovo millennio, invece, non vi è più alcun indugio, è la tecnica (con la scienza) a farsi orizzonte di comprensione del mondo, predisponendo ogni campo dell'esperienza e identificando l'esattezza del comprendere con la capacità di dominare.
In quest'epoca anche le paure (diversamente da altre epoche, nelle quali vigeva un significato religioso della vita) scaturiscono dalla tecnica e nella scena dischiusa dalla tecnica ricerchiamo la nostra salvezza.
Il dolore viene compreso interamente in questo ordine di senso e lo stesso destino spetta alla cura dell'uomo - come mostra tutta la medicina contemporanea.
Con questo modo di abitare il mondo non solo si è smarrita la capacità dì sostenere lo sguardo sull'ignoto ma si è nel contempo istituita una nuova fede, o credenza, verso il potere illimitato della tecnica, in virtù della quale si crede di poter dominare ogni aspetto della vita, relegando ogni sofferenza ad un sordo rumore di fondo.


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