SATOR SOCIETY + SUB ROSA
Cecidi sed in coelo sidera vocant
La memoria dell’acqua
La disgrazia dell’acqua è di avere
spirito.
Spirito caldo che
la congela
nei cristalli di neve, nella brina, nei fiori di ghiaccio. Chiunque ha
la grazia
di congelare con il caldo avrà trovato la via preziosa del mondo.
Dalla grandine dell’ingratitudine la
mordente
goccia chiama
l’esperienza
della forza, alla volontà, ovvero all’emozione della paura. Eppure
ferma,
giace notoria dell’abisso della materia prima, fluido della continuità.
Movimento che eccita la purezza del fuoco da cui attinge la dignità
dell’estrema
tempera. Eppure forma donante, figlia del proprio figlio, annota il
mistero
della terra. Nel mercurio c’è molto.
Nell’istante c’è molto dell’acqua. Forse
tutto il
simultaneo
della
memoria dell’istante.
Atti vitali, quasi vitali, alla fine della
vita...
un tutt’uno
che non
estingue soltanto volatile, ma torna planando dagli sconfinati
orizzonti, dalle
tarde stelle, col canto dell’allodola, coll’aprirsi del fiore, verso la
sorgente, il vapore, il fumo, la pioggia, il fiume, il mare...
Il regno delle piante attende il mercurio.
Perché
tra le
piante aspro
corrompe, come il fuoco dell’arido bosco. Il mercurio nutre l’umore.
Seme
per animare l’universo. Vapore bianco tra le messi dorate.
Mercurio, imperatore del mondo della
sfera, la
nuova terra.
Senza memoria, spargere i frammenti
radianti del
futuro.
Essere, dominio
dello stante senza “i” . Interferenza dello stato. Movimento per
trasformazione. Continua.
Lo scarto in tutto l’anno è yin-verno.
Acqua
spenta, argento
dell’averno.
Spenta, appesa come sempre a pensare.
Chiamano “ricordi” questo pensare. E
pensare fa male mentre il fuoco agisce. Globo di menti riunite a
proteggere la
memoria.
Quel vortice di nostalgia che circola a
vibrare le
ossa di
abiti cangianti,
di abiti fissi. Che gira su se stesso ogni ventiquattro ore, ogni
ventiquattro
saggi, se non la terra?
La memoria ruba quell’istante, sia sera,
giorno,
paesaggio...
passaggio.
Guardare come stare la prima volta.
Un giorno nasce il sole, un giorno nasce
la luna.
Essere
fuori, per esserci.
Essere, nell’eliso o nella terra?
Domanda che comprime tutta la materia in
una
apparenza o
divenire. Ferma l’attimo
dell’acqua ! Si fa parvenza del tuo divenire ed appare più di quanto
sei,
perché non ancora. Riunita nella maggior parte del tuo corpo dalla
ragione,
affronta le ragioni che la compongono nelle regioni disperate dove
regna solo la
tua signoria: possedere tutto ciò che la contiene o sin della forma,
del
calore, della differenza.
Mentre tutto il male scende su noi,
sigillo del
mondo, mentre
l’anagramma
della lingua rivela ogni dubbio, a parlare inizia di nuovo la verità.
Senza
memoria torniamo con la rugiada e lo specchio. Ridonando all’acqua
l’essenza.
Cavalieri del tramonto, forgiamo spade di mercurio, temprando il
mistero del
sublime.
una breve nota
di
Francesco Pelizzoni
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