in aenigmate et
quasi per speculum
Cuore di specchio
Francesco Sine Pelizzoni
attraversa il viso
ho l’umore e torbido
mesce tra liquore
strame desco
e pianto
male
dirmi
male
pirmi
male
farmi
male
harmi
male
grami
male
jafve
male
hami
der welt
entreau
berung
sicura stramba
presume ed ancora
cerca d’isolare periodici
ricorrenti in un lasso di tempo
la stessa cosa con l’amore
adesso.
dimora per anfratto
la fessura corrotta
forma carne
attorno al cuore
adesso
beata enciclopedia
nema teoria dei semi
tra tetti sbiechi
dove il papavero...
arde più del sole
alla fine
del giorno
re sta
il firmamento
di autorità non fiore
est ultimum in emissione vite
avviva
il pendio storna per preghiere
dorme canto per trafitte ringhiere
la porta apre per altre portiere
la dolcezza come neve
avviva
la prigione dell’orologio
batte il cuore dell’elogio
pizzica lo sguardo mogio
la grazia del sogno
avviva
la stellata dell’indomito
sfiora rosa petalo e ito
da vento a spira del mito
a sapienza del nido
avviva
non guardammo
la bianca stagione
di momenti a singhiozzi
stazionammo appena
sia per stare, sia per amare
ad orme passammo
la sabbia e la via
con occhi a terra
tu non conoscesti
fuggendo la strada
in avanti
proibiti sporgemmo
e dicon troppo
mare unico
il tema delle ombre
senza luce
non udibili
perforano l’abisso
laguna d’invisibili
nel riflesso dell’alto
davanti a noi
chiamano tenebre
innesti del buio
nel vivaio delle stelle
noi, stridenti di scrittura celeste
abbiamo invaso l’archivio
dell’ultimo sogno...
Ich schwimme, ich schwimme
continuando a stormire
l’itante con ali di colibrì
di entrambe perdo il volo
è la cicatrice di corpo
sta foglia morta
sminuzzando sgemellata
solo corpo e nome
artico pergolo nel cielo
in un baleno di ceneri bianche,
e di torbidi sentieri
per enigma,
ho pendio
durezza, anima
nel cuore di tenebra
nel cuore dello specchio
l’intero inverno
ripeti invisibile
su tutto irripetibile
Sfioro il velo della Advocata
Signora dagli occhi templari
non vedi che sono l’Intero?
Mi volto appena
e cado nel calamaio di Hegel
universalesingolare!
(Emilio, 28 07 02)
del vento
la rena sottile
non vedere
per gli occhi chiusi
non vedere, sia sempre
sia mai
qualche cammino fa
trovando l’impercettibile
eterno deleto abbandono
cantaste voi senza più voce
sillabe sciolte nel grembo
o strette scaglie dal pugno
in assorellate bolle
-più gorgoglio che semi-parole
allora, che nulla parve
traversando la ritta, nera stirpe
non una che fosse
vera, fiorente nominazione
grave affanno
sia per essere
sia per parlare
colmando fessure del muro
di lapilli di scritture
ancora sbandiamo
dall’orbita alle vostre strade
cifrando amore
niente spande
per strada guance
sotto occhi da prede
morire, non ha imparato a morire
e sta
nel ritrovo della luce
e sfa
gaio a vivere
sembra abbia davvero vita
e schianta carcassa di polvere
l’Uomo che sogno
rinascerà...
a Mosvar, a ‘Tahis’
a tutte le anime belle del mondo
che non hanno saputo dominare
la Bellezza dal livore del sangue.
|
|