Perchè mi si alza a volo
incontro
al cuore che interroga i prodigi
questo spavento ostinato,
e senza comando nè premio
il canto scaglia presagi,
nè, sdegnandoli al pari di sogni
inestricabili, siede
nel trono del cuore
coraggio confidente?
ARMONIA DEL QUASI
Francesco Sine Pelizzoni
Il principio é il luogo del ritorno, oggetto dell'osservazione,
esperienza
dell'osservazione medesima.
Qui, nel tempo ancora, rifletto sulla 'gravità', forza autoreferente,
perché
apparentemente senza intenzione fenomenologica.
L'ipotesi:
due particelle,di massa 'i.zero' qualsiasi e comunque in
sistema inerziale,
si inseguono tale che il loro movimento reciproco appaia
all?osservazione
cagionato da forza attrattiva.
Campo fisico dell'ipotesi:
hic et nunc: qui, adesso, appena stato, quasi non ancora
Estremi del campo in supersimmetria:
inizio e fine: estremi minimi e massimi delle oscillazioni
spaziotemporali,
delle fluttuazioni dello stato fondamentale, delle energie
supplementari...
Strumento d'ipotesi:
F-brana: ogni traiettoria d'inseguimento è la somma
delle
storie possibili, reali ed immaginarie, che conflagrano nell?attrazione
evidente; l'elemento di tale insaziabile dimensionalità è F-brana
F-Brana
Allacciando la scarpa, la stringa avvolge il piede della medesima
ed interpreta
le sollecitazioni del cammino. L'intensità del campo é variabile, almeno
secondo le caratteristiche del movimento, del terreno e, infine,
del sistema
uomo-terra-universo.
Quando il pensiero percorre le oscurità della coscienza non perde
il senso
del piede. Impara a vedere. L?esclusività dell?oggetto appartiene
sempre
ad un campo variabile. Sorvegliare il mutamento avviene
quasi in cammino.
La coscienza accoglie l'unità che profila sull'orizzonte
degli eventi,
non tenta lo spazio del proprio tempo, lo reclama per se. Fa della
parzialità
del proprio oggetto quasi l'universo. E l'universo risponde
aprendo lo
scrigno del suo tempo: la luce. E la coscienza la chiama al
proprio tempo.
La gravità influenza la sezione di un corpo. Le crepe di una
roccia indicano
il tentativo di fuga, per correre a materia attorno ad altra
materia, trafitta
solo da luce e da grida.
Da nuvole al nulla di F-Brana.
Fantasmi, attese, ritorni, sguardi, assenze. Tracce verso i sigilli del
tempo. Nè storia, nè legge, e neppure l'improbabile
frammentazione del
segnale di orme-esserci in frequenze e ridondanze. Attraverso
inaudite
dimensioni ora, adesso é tutto il tempo. Quando, passeggera
dell'istante,
la coscienza annulla la normativa che la correla alle simili per
le funzioni
biosferiche, raccoglie in se il contorno dell?approssimarsi
all'abisso
da cui scruta le stelle. Da dentro può esplorare la mappa del
mondo in
F-Brana, mentre il flusso del pensiero scorre attraverso le sue regioni.
La coscienza enuclea le particelle del tempo che alimentano la
forza di
ogni movimento. Così vive, così cresce.
Il processo atteso non separa, non attrae.
Insegue intenzionalmente. Separa sottraendo attrazione ed attrae
trasformando,
nella rallentante inflazione, la sonda umana in coscienza
quasi creativa.
ai passeggeri dell'istante
grido
orchestra dei cigni
l'urlo ruota l'urlo
attimo dopo attimo
il contatto con un pensiero
diverso dal pensiero:
bendati gli occhi
per star arnese leggero
dei sogni: ineffabile
sei panorama dentro,
notte di stelle fuori
un bambino che corre...
sei l'ombra del cammino,
sogna, e sognare:
fermati!
calcolo integrale
limite epsilon
MacLaurin inventa
scozie di rime
tra devianze , solitudine e sole
non...no che non c'è
neanche un capello vero
tra i capelli del re
sia l'agave a stranare la sera
di lune sospese a riflettere:
altro dal sole sorprese
e per stelle,
le imbrattate nel cielo
più di stelle
approssima la ruga
la piega di lavagna
a gesso di viola scrittura
sia gridar Michele:
'vinum non habent'
e immare di Chandos
-non é che un verbo
l'ingrato colmare dolore
e immare l'onda
-silenzio: anthem
siano solo squame
il naviglio navigare
del corpo attraverso i flutti dell?anima
la forma locale dell?approssimazione
testimone alcuno
per quell'eterno
sospeso a mezz'aria...
non ha bisogno,
ma riconosce
nel duplice potere
di mentire, e sulla verità
gli amanti della maschera
+ tono profondo...
'davanti', sempre attraverso
il corpo per stare,
in principio per finire
l?operazione, pur ambigua
trova consenso e paradosso
nella torsione alla forma,
della virtù contenuta
della dominazione vocale
e per tensione prestata
a sufficiente attenzione
verso il Nome sublime
del mondo a venire
arriva dal cuore alla gola.
Tutelare.
Ad Hangchou,
all'imbocco del canale imperiale:
Sciangai ! L?insaziabile.
Aix-la Chapelle,
alle continentali relique:
fiammai insiaziabile
di pace.
Armonia del quasi
a Casteldelmonte:
Kublai succede a Federico
Risalgo la carrozza dell'infinito.
Per squadernare il cielo
all'umano futuro.
Senza equazioni.
Insaziabile di Dio
conservando soffrendo sentimento
l'hanno scelto,
l'altro ce l'avevano per caso.
uno nobile,
l'altro per miserrimo destino
si va dal buonsenso alla follia
manovrando spiegando controvento
vele di perdono e di potenza
fatti dotati di carne e sangue
per nature senza onore,
senza corallo per atolli di polvere
lassù. Tra maree di occhi
che qui pria già nel vuoto
mirano la gloria amara:
il nulla e la barca.
non pensare che sia pensiero
scossa la testa ne versa umore
strano al pensiero:
alle ombre togliere la luce
fa la notte più stramba
la luce sia
il giorno sia
basta luce per la retina
la gloria per Napoleone
le mani per Francesco
il risveglio per il sole
gli, occhi
gli occhi
gli occhi
gli occhi
gli occhi
nulla che il misero pianto
di una sollecitudine
eravan due e sembravan tanti
il respiro qualcosa che l'aria
struggeva che più bruciavano
quei tanti
che riposa il fango
sia la sabbia del vento
del deserto
che
ora taglia sapere
abita dentro
come il sarto dilania
perché la stoffa sia
tutta
di un corpo
di una stupenda putrefazione
la tasca
ora trovami
due sono le memorie
intima la cara
esterna l'assoluta
riposa l'a fianco
perché uomo schianta la costa
perché ebreo scinda l' y-tormento
vorrei costruire il tempio di Salomone
vorrei che l'anima struggesse nella delizia
di averti accanto mio Dio
nell'abito della pietra
nella casa del Signore
riposa l?a fianco
perché uomo cammini la costa
perché ebreo scinda l' y-tormento
arme, all'arme
la terra strania al corpo
il cimitero é in nella polonia del ghetto
é nel sogno che strazia il silenzio
eppur ma
eppur ama
notte sussurra
e la folla
e la bocca
la bocca nella folla
la folla nella bocca...
l'argine spande
il tuono sorride
e finisce d?essere tuono
contorce la luce
attorno alla fradicia...
anima per tenda
asconda il cielo
contro se
immaginario più del sole
s' arda riannodato
all?altro capo
della luce
salto nel camposanto
delle dinamiche dominanti
situa sita e sì dimmi
d'anima
insaziabile di Dio
l'alata rotellina
il cavalluccio dorato
quasi frangesse la sotterranea fine
indossava il mattino presto
per un quarto binario di buio
quasi metallo posteriore alla parete
il decimo microfono finalmente specchio
della voce ad elastico
quasi,
oppure subito ogni bacio
baciava
quasi le provviste di indirizzo
nutrissero il postino
e le ultime a vicenda
abbandonassero la fine
quasi la mano reale
la vita in morte
fosse frullante diaspro
nella direzione del sangue
quasi l'innocenza nel delitto
nel presente il futuro
fossero colpevoli d'abissi
per occhi, valori, orrori
quasi là dove da l'indaco alla sciarpa
la temperatura a nozze del colore
quasi l?amico a trentasei chili
fosse ancora scrittore, ancor vivo
quasi il tempo un lampadario
nel barattolo o nel cartoncino rotondo
di un addio
quasi l'esame dell'umido orario
osservasse altro tramestio
sotto tigli e chiodi ridesse
e ridesse l'annuncio:
'capisco, quasi'.
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